CALDERONE
2010
TUTTI GLI SPETTACOLI SONO A INGRESSO
GRATUITO
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Organizzazione COMUNE DI TREVIOLO
Direzione artistica
GRUPPO TEATRO
FRAGILE |
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Gruppo Teatro Fragile
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Il 17 Luglio si apre il Sipario della quattordicesima edizione della rassegna teatrale “Calderone 2010”, appuntamento da tutti noi atteso con entusiasmo che anche questa volta non manchiamo di offrirvi. Abbiamo cercato di accontentare tutti i palati con una rassegna ricca di appuntamenti, seppur nell’impossibilità di fare spese folli, siamo convinti di aver allestito un cartellone variegato.
In tempi come questi nei quali le risorse destinate ai Comuni sono
le prime a essere tagliate,
occorre
avere il coraggio e la fiducia di investire nella Cultura in tutte
le sue forme, come fattore di sviluppo sociale ed economico della
comunità. Che lo spettacolo abbia inizio…
Fabiano Zanchi – Assessore alla Qualità della vita del comune di Treviolo
Nove spettacoli teatrali di generi vari e a ingresso gratuito, tutte le sere dal 17 al 25 luglio a Treviolo. Questa è la formula ormai rodata con la quale si propone la quattordicesima edizione di Calderone, per ribadire e consolidare il successo di presenze e qualità di una manifestazione ormai tradizionale nel panorama ricreativo e culturale dell’estate bergamasca. La rassegna nasce dall’importante impegno logistico e finanziario del comune di Treviolo e del Gruppo Teatro Fragile, che cura anche la direzione artistica. Il programma di quest’anno si richiama alla filosofia ormai nota: offrire a un pubblico spesso lontano dall’arte scenica una panoramica della realtà teatrale contemporanea meno istituzionale. Presentando lavori che coniugano la serietà della ricerca espressiva e di contenuti con l’originalità e la piacevolezza, si alternano dunque presenze di artisti già ospitati a nuove proposte. Un esempio, insomma, di divulgazione del teatro come occasione di aggregazione sociale e di riflessione collettiva. Le proposte di quest'anno iniziano sabato 17 e, come tradizione, ad aprire il cartellone ci sarà una commedia dialettale bergamasca, che nella corte in cui si svolgono gli spettacoli trova la sua collocazione più felice: “L'öltima ringhéra”, della Compagnia F.O.M. di Mozzo. Domenica 18 è invece la volta del Teatro Tascabile di Bergamo che ci propone uno spettacolo di clown dai ritmi incalzanti e dalle gag esilaranti “Messieur, che figura!”. Salto di genere vertiginoso, come spesso accade a Calderone, lunedì 19, con i padroni di casa del Gruppo Teatro Fragile, i quali presentano la loro ultima produzione “Catastrofe”, nella quale, con il consueto alternarsi di momenti grotteschi e drammatici, si vuole celebrare una sorta di inno capovolto alla vita. Il giorno dopo, martedì 20, si torna al riso e sorriso con “Scarpette strette” di Luna e Gnac Teatro, cavalcata delicata e spassosa nel mondo della musica colta di Pierino e il lupo. Altra incursione molto personale nella cultura alta mercoledì 21 da parte del Teatro dell'albero, con "Sancio Pancia e Non Chisciotte", dove lo scudiero più famoso della storia della letteratura, un po’ clown e un po’ attore, un po’ malinconico e tanto buffo, consuma il proprio atto di ribellione a un ruolo che gli sta stretto. Giovedì 22 ecco però un altro spettacolo di riflessione con Operai del cuore: “Scaduti”, dedicato al tema della condizione degli anziani nel mondo di oggi. Erbamil sarà in scena venerdì 23 con “Sono tornate le mezze stagioni?”, letture e musica dal vivo per calarsi nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente naturale attraverso le appassionanti parole di Mario Rigoni Stern. E sul teatro che incontra la musica si fonda anche la proposta dello spettacolo itinerante di sabato 24 della Compagnia Brincadera, dall’eloquente titolo “Teatralconcerto”. Per finire, domenica 25, un altro spettacolo da piazza del Gruppo Teatro Fragile, “Nemesi”, sorta di affresco con parole, musica, immagini e coreografie dipinto da una ventina di attori che così vogliono anche stimolare qualche riflessione sull’illusione del grande riscatto che serpeggia nella nostra cultura.
Carlo D’Addato – direttore artistico
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Il Cortile Cascina Colombo di Curnasco di Treviolo si trova in Via Isaia Callioni guarda la mappa Il Teatro di Albegno di Treviolo si trova vicino alla chiesa della frazione Albegno di Treviolo, in via Marconi guarda la mappa Lo spettacolo di strada di Treviolo si svolge al Parco Zanchi, in via Molino guarda la mappa Lo spettacolo di strada di Albegno si svolge nella piazza della chiesa, piazza Conciliazione guarda la mappa
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Tutti gli spettacoli sono a ingresso gratuito
Clic sul titolo dello spettacolo per vederne la scheda
sabato 17 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Compagnia F.O.M. di Mozzo
domenica 18 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Teatro Tascabile di Bergamo
lunedì 19 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Gruppo Teatro Fragile
martedì 20 luglio – Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Luna e Gnac Teatro
mercoledì 21 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Teatro dell'albero Sancio Pancia e Non Chisciotte
giovedì 22 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Operai del cuore
venerdì 23 luglio - Treviolo – Cortile Cascina Colombo di Curnasco (1) Erbamil Sono tornate le mezze stagioni?
sabato 24 luglio - Treviolo – Parco Zanchi (2) Compagnia Brincadera
domenica 25 luglio - Albegno – Piazza principale (2) Gruppo Teatro Fragile
(1) In caso di pioggia, al teatro di Albegno di Treviolo.
(2)
In caso
di pioggia, annullato.
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L'öltima ringhéraCommedia in tre atti di Enzo Giannotta Libera traduzione in vernacolo bergamasco di Vittorio Rota
Compagnia F.O.M. di Mozzo
Con Michele Mazzola, Renato Gavazzeni, Giusi Nava, Sandro Mazzola, Angela Barossi, Nicoletta Cortinovis, Rosa Gamba , Pierino Locatelli, Mario Maestroni, Luisa Passera, Vincenzo Sirtoli - La Costömista Susanna Gambarara - La Troaròbe Giovanna Filisetti - I Scenografi Marilena E Camillo Mazzola - Ol Regista Vittorio Rota
La vicenda si svolge in un caseggiato a ringhiera con cortile. Sono le ultime famiglie dove si parla ancora il dialetto bergamasco. Siamo nei tempi moderni e la speculazione è arrivata anche in queste case. Il figlio del proprietario non riesce ad aumentare l’affitto, tanto meno a vendere gli appartamenti ai residenti, perché sono in condizioni economiche precarie. Questi locali stile anni cinquanta fanno gola a certi artisti per la loro caratteristica. Dopo aver ricevuto lo sfratto i nostri “eroi” si radunano per discutere ed eventualmente risolvere la grave situazione. Tutti d’accordo, elaborano dei piani d’azione con scherzi ed ostacoli a non finire per scoraggiare nei malcapitati acquirenti la voglia di abitarci. I residenti saranno costretti a cedere e lasciare dopo tanti anni la loro amata abitazione? Messieur, che figura!
Teatro Tascabile di Bergamo
con: Alessandro Rigoletti, Ruben Manenti - regia: Teatro tascabile di Bergamo - collaborazione drammaturgica: Alberto Gorla
Non è forse vero che prevale la tristezza, la preoccupazione, l’accoramento? E allora quel che ci vuole è un cordiale. Abbiamo pensato così, quando ci siamo decisi a riportare allo scoperto una delle linee di ricerca che ha caratterizzato, fin dall’inizio, il nostro teatro, la strada del clown. Ci siamo detti: “non è forse vero che proprio lui, il clown, è oggi il vero simbolo del teatro, più ancora di Amleto o Arlecchino? E che il teatro tutt’intero, in questi giorni di crisi e di tagli, rischia di far fiasco, di fare un salto mortale?”. E allora tiriamoci su con un cordiale. Proviamo a ridere. Bianco e Augusto se ne stanno lì, hanno bisogno di così poco: abiti semplici, qualche oggetto, esigenze tecniche ridotte quasi a niente. Lo spettacolo è tutto qui: un dialogo fatto di salti mortali, di finti schiaffi e pugni. Fatto di lombardo, di francese maccheronico, di un italiano aulico che si scontra con i costumi da clown e gli schiaffi da circo. Fatto di ritmo e di prodezze. Fatto di salti mortali. Fatto di poesia materiale. Perché Bianco e Augusto sono clown, e se questo può sembrare poca cosa, o un tema troppo semplice per uno spettacolo, è solo perché non sempre si riconosce la complessità del comico. Che è la base stessa del teatro. I due si insultano, si minacciano. Parlano solo tra loro, e solo dei fatti loro: ma, come accade coi clown, il pubblico è come se stesse in scena con loro. E loro – che sembrano immersi solo in un legame reciproco fatto di ostilità esibita, e di un ben protetto affetto – in un attimo possono smettere il loro fitto colloquio per occhieggiare una spettatrice, per rivolgersi a uno spettatore. Sbagliano anche le azioni più semplici, come si conviene a due clown. E poi rimediano con un’azione acrobatica. Jacques Lecoq – che è uno che di clown ne sapeva certo più di noi – ha detto che il clown è colui che fa fiasco e così porta lo spettatore al proprio fianco, anzi lo mette in condizioni di superiorità. Ma non basta sbagliare una cosa qualsiasi. Anche lo sbaglio dev’essere difficile: una prodezza. Il lavoro del clown è tutto qui: mostrare il fiasco. E non averne paura. Per questo non dipendono dagli spazi che li ospitano: teatri, strade, piazze, carceri, scuole o giardini. Per loro fa lo stesso.
Catastrofe
Gruppo Teatro Fragile
Con Sabina Ballerini, Giovanni Bertocchi, Francesca Busi, Luca Cammarata, Giovanna Capitanio, Luisa Limonta, Fabiola Maffeis, Silvia Sonzogni – Assistente alla regia Pierangela Cattaneo – Costumi Giusi Piazza - Fondale Eleonora Grigiotti - Testo Carlo D'Addato, con contributo di Luca Cammarata - regia Carlo D'Addato
Un gruppo di scampati a qualcosa che essi definiscono "il patatrac" decide di passare il tempo giocando a rievocare un passato ormai mitico e mostrando delle situazioni dove, di volta in volta, si manifesta lo spirito della catastrofe: i giochi di una bimba e del suo doppio che diventa adulto, il dialogo di piromane richiuso in manicomio con la sua visitatrice sedotta, la risoluzione spiccia da parte di una moglie della propria rivalità amorosa, il passaggio alla trascendenza di un affabulatore di storie truculente e le riflessione allo specchio di due sorelle cui muore la madre. Abbiamo creato questo spettacolo giocando sul contrasto stridente tra surrealismo grottesco e iperrealismo minimalista, allo scopo di denunciare come, ai giorni nostri, la suggestione della catastrofe - e cioè l'idea che solo attraverso un grande evento drammatico si possa riazzerare la confusione che ci offusca la vita - serpeggi pericolosamente nella nostra cultura. I nostri eroi alla catastrofe ci sono scampati, ma davvero ne sono usciti migliori?
Scarpette stretteSpettacolo comico-musicale liberamente tratto da Sergej Prokofiev
Luna e Gnac Teatro
Di e con Michele Eynard e Federica Molteni - collaborazione artistica Silvia Briozzo
È la sera della prima. Il sipario sta per alzarsi sulla celebre opera musicale Pierino e il lupo, di Sergej Prokofiev. Il teatro è gremito. In scena un’attrice emozionatissima al suo primo ruolo di rilievo e un presentatore un po’ cialtrone. Poco prima dell’inizio un imprevisto mette in forse la riuscita dello spettacolo: l’orchestra non c’è! Si infrangono così anche i sogni della giovane attrice che in quel debutto vedeva la sua grande occasione di successo. Il presentatore è deciso a salvare lo spettacolo ma per farlo ha bisogno della collaborazione della ragazza; adotterà tutte le sue improbabili doti per conquistare la sua fiducia. Insieme si improvviseranno acrobati, mimi e ballerini, usando travestimenti di fortuna con l’obiettivo di condurre lo spettacolo al termine. Le tensioni personali dei protagonisti e le vicende dei personaggi della fiaba procedono parallele, perennemente in bilico tra ripicche e complicità, per rivelarsi al pubblico nel loro aspetto più autentico: comico e intenso. E così lo spettatore si trova ad assistere ad un doppio spettacolo condotto all´insegna dell’ironia e dello spirito di adattamento, nella migliore tradizione della clownerie, in un delizioso gioco di teatro nel teatro. “Si assiste ad un continuo intrecciarsi comico e gioioso di entrate e uscite dai personaggi da parte dei due attori, di situazioni paradossali risolte con un guizzo comico, di inseguimenti, scherzi e lazzi sottolineati dal nume roso pubblico intervenuto con lunghi applausi a scena aperta…” (Andrea Frambosi - L’Eco di Bergamo, 19.02.2007) “La storia di Pierino diventa così la vicenda di un uomo e di una donna costretti, dalla verità della scena, ad affrontare se stessi. La posta in gioco è qualcosa di più di una "morale ecologista": gli uomini e il loro guazzabuglio interiore, con un pizzico di bella ironia” (Pier Giorgio Nosari L’Eco di Bergamo, 18.11.2008).
Sancio Pancia e Non Chisciotte
Teatro dell'albero
Con: Mario Barzaghi - Luci: Marcello D’Agostino - Regia: Tage Larsen
Un personaggio classico può ribellarsi al suo autore? Possiamo immaginare una linea drammaturgica che si discosta da quella ufficiale? Possiamo ripensare il personaggio e costruire una storia dove l’antagonista diventa protagonista? Questo primo studio è un tentativo di risposta a quest’altra visione, un pretesto per cambiare il testo e per dare a Sancio la possibilità di manifestare, di protestare. Una ribellione che si trasforma in- presenza costante ed in- assenza presente di Don Chisciotte ed anche di Cervantes. L’autore e il Grande Hidalgo vengono evocati, Sancio si arrabbia con loro, discute e trova, nelle pieghe delle sue manifestazioni, la possibilità di descrivere meglio se stesso, l’Autore e il suo Gran Capo,adoperando colori e sfumature che rendono visibile la visione dello scudiero, la visione popolare e intellettuale di Sancio che, addirittura, arriva a mettere in scena una lezione magistrale. Un Sancio che non rispetta l’indice del libro e che anticipando i capitoli dà corpo scenico ai desideri e ai sogni che nel romanzo non si avverano. Un Sancio che, anziché burlarsi del suo Padrone, cerca di vedere con gli occhi di Chisciotte la realtà alterata dall’autore, un Sancio che, sforzandosi, comprende Don Chisciotte, il quale:”… rimase demente fino all’ultima malattia che lo rinsavì, poco prima, giusto prima della morte. Vivendo malato e morendo sano, visse in modo a noi contrario, che viviamo sani per morire malati”.
Scaduti
Operai del cuore
Interpreti: Valentina Baggi, Chiara Barachetti, Noemi Bertuetti, Caty Brembilla, Marco Colombo, Beppe Fratus, Luca Guaschetti, Mauro Lecchi, Enrica Rota - Regia: Paolo Dal Canto
Onirico, surreale, meditativo, quotidiano, imprevedibile, poetico e grottesco: questi alcuni degli aggettivi che descrivono le atmosfere di Scaduti, ultima produzione di Operai del cuore, dove le parole si mischiano per gioco con suoni e movimenti. Studiare, lavoro, pensione e poi muoio... Studiare, lavoro, pensione, se ci arrivo... Si... E se ci arrivo davvero, alla pensione? Partendo da questo interrogativo, lo spettacolo vuole aprire una finestra sul mondo, troppo spesso dimenticato, degli anziani. Le immagini, come fotografie, piano piano sbiadiscono. I movimenti rallentano, mentre i tempi si dilatano enormemente. Si perdono la cognizione dello spazio, del tempo, la certezza degli affetti... Tutto diventa relativo, precario, e subito inizia una piccola, grande battaglia per la sopravvivenza. E allora, via, si va...! Passeggiate, panchine, partite a carte e bocce, bar, spese nei piccoli negozietti, parrucchiera, visite al cimitero, ginnastica e tombole. E poi la coda per la pensione, i funerali, i cantieri, le gite. Ma è davvero tutto e solamente questo la vecchiaia...? Come piccoli carillon ubriachi, gli ingranaggi si inceppano, le cariche si esauriscono... I ricordi emergono e si dissolvono, portati via dagli anni e dalle malattie. Emergono vecchi rancori, innamoramenti, passioni sessuali sopite. La solitudine e la monotonia si impadroniscono degli spazi e dei tempi... Vecchi... spetemo la morte.. Uno spettacolo per sorridere amaramente di ciò che, lo si voglia o no… toccherà a tutti noi.
Sono tornate le mezze stagioni?
Erbamil
Di e con Antonio Russo - musiche eseguite dal vivo Guido Bombardieri
Un recital, una lettura, uno spettacolo tutto dedicato a Mario Rigoni Stern. I ritmi della natura e le storie degli uomini negli occhi di questo grande scrittore. Antichi riti, vecchie tradizioni, affetti di altre epoche, luoghi forse dimenticati. Camminando accanto a lui, con il passo lento e sicuro, stagione dopo stagione, emerge un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio, della sua grazia. Racconti che parlano di cose che ancora si possono godere, purché si abbia volontà di camminare e pazienza di osservare. Brani estratti da: “Il sergente nella neve”, “Il bosco degli urogalli”, “Stagioni”, “Uomini, boschi e api”.
Teatralconcerto
Compagnia Brincadera
Chitarra e voce: Giuseppe Goisis - Contrabbasso: Andrea Martinelli - Chitarra: Alberto Zanini - Percussioni: Alberto Benigni - Voci e coro: Silvia Fiori, Nadia Raffaelli, Stefania Sala, Anna Zanetti - e con (gesti d’attore): Lara Angioletti, Alfio Campana, Manlio Casali, Nicola Cazzalini
Un concerto demodè che variamente distilla canzoni e storie dai popoli del mondo intero, ballate, jazz trattenuto, rumori di fabbrica, affreschi espressionisti, classici rivisitati, lingue spurie, bolle di sapone, danze tribali, filastrocche, profumi d’oriente, mischiandoli a gesti d’attore. Nel disincanto ormai allegro, nel cominciare e finire della vita brincadera.
Nemesi
Gruppo Teatro Fragile
Drammaturgia e regia Carlo D'Addato
Viviamo in tempi complessi, confusi, contraddittori, disperanti e le cui prospettive non sembrano preannunciare schiarite. Si ha voglia di semplicità, di chiarezza, di serenità, di un mondo in cui il valore delle cose riprenda il suo giusto ordine. Chi o che cosa saprà restituircelo? Non ci siamo azzardati a cercare risposte. Più modestamente, attraverso alcuni quadri di forte impatto visivo e sonoro, abbiamo allestito un affresco di immagini, musiche, coreografie e testi, per sperimentare con lo spettatore quanto può essere affascinante vagheggiare una nemesi come circostanza attraverso cui si riportano le cose alla loro dimensione primordiale, semplice e cristallina. Lo spettacolo è bello, ma indecente.
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