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"SOTTO IL VELO DELLA DURA MADRE"

 

Con Iaia Cristilli

musiche e sonorizzazioni elettroniche di Piero Manera

assistente alla regia Liliana Fratti

testo e regia di Carlo D’Addato

 

Il cervello umano è ricoperto da tre membrane, la più esterna e resistente delle quali si chiama dura madre.

Sotto il velo della dura madre è dunque un luogo fisico, dove origina quella  strana capacità degli uomini e delle donne di concepire ipotesi di realtà diverse dal presente.

Ma, sotto il velo della dura madre, è anche il luogo immaginario dove uomini e donne sperimentano dopo la nascita la prima relazione umana, quella in cui si vivono senza alcuna mediazione la dipendenza, la protezione, il dominio e il bisogno, e con cui bisognerà fare i conti per tutto il resto della propria vita.

La riflessione su questa ambivalenza tra realtà fisica e rapporto con essa mediato dalla cultura, è una possibile chiave di interpretazione di questo spettacolo, in cui vengono presentate, talvolta con crudezza provocatoria, alcune di quelle situazioni in cui è più controverso il conflitto tra maschile e femminile, nel sospetto che i rispettivi ruoli siano più una gabbia che una scelta.

Fino a pochi giorni prima del debutto, questo spettacolo non aveva titolo. Tra di noi lo chiamavamo “progetto Babele”, perché avevamo deciso di provare (ognuno secondo le proprie competenze) a comporre una ricerca comune nella reciproca maggiore indipendenza possibile, concentrandoci sulla coerenza e organicità del dato fisico del nostro lavoro, piuttosto che sul suo valore filosofico e simbolico.

Ognuno di noi ha dunque costruito un pezzo di questa torre di Babele che, d’altra parte, non può dirsi compiuta fin quando anche gli spettatori non avranno fatto la loro parte, di cui, meno che mai, siamo in grado di prevederne i percorsi. Auguriamoci almeno che siano  abbastanza intricati e che, per questa volta, non si scateni l’ira distruttrice di qualche dio.

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